Famiglie economicamente discriminate

Lettere al Direttore

Stavo riflettendo insieme a mia moglie proprio in questi giorni, circa le politiche sociali ed economiche utili alla famiglia, traendo spunto dalle domande per la recezione e l’approfondimento della Relatio Synodi (documento con il quale si è concluso il Sinodo straordinario dei Vescovi su “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”).

Noi siamo una famiglia numerosa “per grazia, e solo per grazia,  di Dio”:  abbiamo cinque figli e sono anni che combattiamo per “la salvezza” non solo spirituale ma anche economica.

Ho sempre svolto il mio lavoro nell’ambito della fiscalità (imprese e famiglie).

– Non vedo da parte dell’attuale esecutivo né dei precedenti governi,  iniziative tese a favorire politiche sociali ed economiche utili alle famiglie; tanto si è parlato dell’applicazione del quoziente familiare quale sostegno concreto alle necessità materiali; l’applicazione del modello ISEE (devo verificare il nuovo) è carente, difetta completamente nei meccanismi di calcolo e non assolve assolutamente tale compito; è inoltre basato su una gestione complessa che costa molto di più dei benefici poi erogati.

– L’applicazione dell’A.N.F. Assegno Nucleo Familiare quale sostegno al reddito è completamente lontana dalla realtà in cui vivono le famiglie: è come se il legislatore non sapesse di cosa si stia parlando. Infatti al compimento del  18° anno di vita del figlio, cessa l’erogazione di tale sostegno al reddito dei genitori ed anche nell’ipotesi di nuclei familiari con tre o più figli tale limite è portato al compimento del 21° anno di vita: ciò significa che nel momento in cui i genitori hanno maggior bisogno di risorse economiche per poter permettere ai propri figli di portare avanti e completare un appropriato percorso di studio / formazione / università, cessano i sussidi economici. I figli di famiglie non benestanti,  vengono quindi a trovarsi in serie difficoltà, si scoraggiano anche per questa precarietà economica,  oltre al fatto che non c’è lavoro.

La progressione delle tabelle degli stessi A.N.F.  è inoltre completamente inadeguata nella ripartizione delle risorse da erogare, in quanto l’assegno viene corrisposto secondo una scala determinata da un algoritmo decrescente, praticamente proporzionale e che quindi non corrisponde (non da) ai  redditi più bassi  un maggiore ed adeguato  sostentamento economico che possa determinare una migliore qualità di vita.

– La propaganda degli 80 euro (che io credevo fossero corrisposti a settimana  per essere … un po’ significativi,  e non al mese) sono erogati entro limiti stabiliti che non tengono assolutamente conto del quoziente familiare; per sostenere tale concessione inoltre, sono incrementate tantissime altre tasse e spese per servizi; l’Imposta sul Valore Aggiunto, la cui “ratio” è quella colpire il consumatore finale nelle sue spese per i consumi, è stata portata al 22% e dal prossimo 01/01/2016 salirà al 25% qualora (ed appare già certo) non si verifichino determinate condizione delle entrate tributarie. Queste imposte impoveriscono ulteriormente le famiglie.

– Anche un figlio che lavora part-time o a chiamata, magari per mantenersi gli studi, non è più considerato a carico se il suo reddito annuo “LORDO” supera € 2.850 circa. A parte che sarebbe carino capire come una persona possa avere una propria autonomia patrimoniale con € 2.850 annui “lordi” corrispondenti ad un netto di € 180 al mese (€ 180 al mese!! Autonomia patrimoniale = non gravare sulle spalle di qualcun altro …. Capito bene?) c’è da notare che questo limite per essere fiscalmente a carico è fermo dal lontano 1995!!! Cioè 20 anni – mentre fino a quella data veniva adeguato e quindi incrementato di anno in anno: appare chiara o l’ignoranza (ma ci credo  poco) o il totale disinteresse per il sostegno economico della famiglia.

– Mai nulla si è fatto in concreto per tagliare benefici, stipendi e pensioni d’oro (ma cosa mai ci faranno con tutti i soldi già accumulati e con il fiume di denaro che, inarrestabile, continua inesorabile a versarsi nei loro conti correnti bancari).

Netta è la sensazione, almeno si percepisce, che le famiglie con figli siano (e quindi dico: siamo) “economicamente discriminate”…. mentre si parla molto di riconoscimenti di altre forme di famiglia …

– Le difficoltà connesse ad anziani e familiari ammalati  vengono assorbite dalle famiglie che, per atto di fede, accudiscono ed accompagnano i propri cari senza abbandonarli in case di cura o di riposo ma, al contrario,  dedicandogli tempo, attenzioni ed affetto, in buona sostanza a non farli sentire soli; questa è una missione totalmente applicata dalle famiglie cristiane che hanno sperimentato l’amore di Cristo e vivono consapevolmente e pienamente la propria missione.

– Anche il tempo dedicato ai bambini è sempre troppo breve (ecco la sola cosa che rimpiango della vita che ho vissuto fino ad oggi) a causa degli impegni imposti dai ritmi sempre più crescenti che dicevo poco sopra. La rinuncia al lavoro da parte di una mamma, al fine di dedicarsi ad accudire ed educare i propri figli (questo è ciò che ha fatto concretamente mia moglie) risponde unicamente ad una atto di fede reso possibile solamente da una esperienza di fede vissuta in un cammino di formazione permanente alla fede che permette, senza sforzo, di rinunciare ai propri progetti (rinnegare se stessi e prendere ogni giorno la propria croce) per abbracciare quelli di Dio ed immergersi totalmente nella precarietà economica ove però è possibile sperimentare l’azione concreta della divina provvidenza.

Paolo e Serena

Passignano sul Trasimeno (PG)

24/02/2015

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