C’è un gran dibattito in questi ultimi tempi sull’utilizzo dei fondi del cosiddetto “recovery fund” oltre 200 miliardi di Euro, cifra impressionante che – solo per curiosità – corrisponde ad oltre quattrocentomila miliardi delle vecchie lire …. C’è chi propone modalità di utilizzo, chi critica le proposte sulle modalità di utilizzo … Io stesso dico che le proposte avanzate o ipotizzate sono inadeguate mentre un utilizzo intelligente sarebbe quello di mettere a disposizione delle famiglie – cadute in numero sempre maggiore nella fascia povertà – la maggior parte di questi soldi in quanto le famiglie, e solo le famiglie con tutte le loro esigenze, sono le uniche in grado di determinare un forte rilancio dei consumi e quindi rilanciare produttività, lavoro, occupazione e benessere economico, in pratica vere e proprie “acceleratrici di P.I.L.” e considerando che, come riportato di recente, il 20% della popolazione pare detenga l’80% dei risparmi (senza evocare il principio di Pareto …). In questo contesto, lo dico per esperienza professionale, le risorse stanziate per incentivi alle assunzioni quali decontribuzioni ed altro, avranno poca efficacia se non si verifica una vera e propria ripresa dei consumi.

Il fatto è che, qui esprimo un pessimo pensiero personale, questi soldi – che in buona sostanza si intendono concessi in prestito non a fondo perduto e che graveranno sulle prossime generazioni cioè sui nostri figli – sono già stati spesi da un pezzo, con tutte le recenti misure economiche di emergenza prese in deficit, cioè aumentando semplicemente il già enorme debito pubblico compresa la manovra finanziaria di fine anno …. Non solo, ma in conseguenza della grave crisi economica innestata dalla pandemia, nel 2021 e 2022 si verificherà una caduta delle entrate statali da imposte dirette sul reddito, per le perdite riportate dalle attività economiche private e complici tutti i crediti d’imposta derivanti da “bonus estremi” tipo 110% ecc. ecc.
A fronte di questa drammatica situazione c’è invece una discreta parte della popolazione italiana che non teme problemi avendo uno stipendio statale o una pensione accettabile e una parte non trascurabile che proprio se la gode, accumulando denaro da incarichi con compensi d’oro, pensioni d’oro, prestazioni professionali d’oro …. E benedetto questo “oro”…. ma nella bara non serve a nulla!
La risultanza di questa recente prova di vita causata dalla pandemia da coronavirus, è che i poveri saranno sempre più poveri e in numero sempre maggiore, mentre i ricchi saranno sempre più ricchi e in numero sempre minore. E uno Stato che avrà squilibri sempre maggiori tra poveri e ricchi e che a fronte di questo dato evidente e conosciuto non è in grado di emanare norme e misure che consentano la redistribuzione della ricchezza, che consentano il controllo e possibilmente la riduzione del grande debito pubblico, si troverà alla fine costretto ad applicare una bellissima (macché) imposta patrimoniale, la quale peraltro e come sempre avvenuto in passato, colpirà in maniera più pesante i poveri anziché i ricchi, perché poi la paura è quella che i ricchi fuggano in altri lidi con il loro bel malloppo, che gli investimenti non vengano più attratti nel nostro Paese ….ecc ecc
Questa situazione di forte squilibrio tra poveri e ricchi è sempre esistita, sta esistendo ed esisterà in futuro.
Solo il popolo di Israele, grazie alla Sapienza ricevuta “gratis” dal buon Dio per la propria condizione di “popolo eletto” – ma bada bene che questa sapienza è a disposizione anche nostra, proprio oggi … purtroppo siamo increduli – ha ricevuto e disposto norme correttive a queste distorsioni, vere e proprie norme “di vita” che non riguardavano l’applicazione di particolari imposte sul patrimonio, ma andavano veramente oltre, fino ad arrivare ad una vera e propria “cancellazione del debito”.
L’altro giorno stavo scrutando la Scrittura e tra le varie citazioni che man mano andavo a leggere, una ha suscitato un grande interesse: la prima parte del capitolo 15 del libro del Deuteronomio ove parla dell’anno sabbatico, che cade ogni sette anni, anno in cui vengono condonati i debiti.
“Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che detenga un pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto; non lo esigerà più dal suo prossimo, dal suo fratello, poiché è stata proclamata la remissione per il Signore …. Lascerai cadere il tuo diritto nei confronti di tuo fratello”
Il testo poi va oltre e profetizza che tra il popolo di Israele, se osservante delle norme di vita date dal Signore Dio, non vi saranno bisognosi “Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario, purché tu obbedisca fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio” il che è ripreso e vale anche per la chiesa primitiva (At. 4,34-35) “Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case le vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”.
Quanto detto per il popolo di Israele e per la chiesa primitiva era la conseguenza della fede cioè nel confidare in Dio Padre creatore del cielo e della terra.
La questione quindi è che, mancando la prospettiva “della fede” cioè “del cielo” e confidando solo nella razionalità umana di un ragionamento strettamente legato ad interessi economici e di potere, la patrimoniale arriverà, “inevitabilmente”, e la sua applicazione sarà “iniqua” cioè, considerando un algoritmo sulla media “pesata”, inciderà, graverà, peserà in maniera leggera o trascurabile sui “veramente ricchi” ed in maniera pesante su chi lotta per arrivare a fine mese…. viene in mente il capitolo primo del profeta Aggeo – profeta post-esilico vissuto intorno all’anno 500 e qualcosa a.C. – dove dice “l’operaio ha ricevuto il suo salario, ma per metterlo in un sacchetto forato” (del tipo …niente di nuovo sotto il sole).
Osservando però la situazione attuale con gli occhi della fede, niente può farci dubitare che la Divina Provvidenza, anche questa volta, interverrà con decisione e per il bene di tutti!
Sulla patrimoniale forse mi sbaglio, sull’azione della Divina Provvidenza proprio no.
Paolo Moroni