NATALE 2016

nativity

Carissimi fratelli e sorelle, amici ed amiche ed anche …. cari nemici, auguri!!

Non è il solito Natale, nemmeno il solito Capodanno, neppure la solita Epifania. Se tutto fosse semplicemente ripetitivo, il vivere porterebbe una noia terribile ed insopportabile. Ricordo bene due cose sottolineate nei ritiri autunnali di inizio corso:

  1. La vita senza Dio ha una dimensione “circolare” con gli stessi atti quotidiani ricorrenti …. sveglia, colazione, lavoro/scuola, pranzo, lavoro/studio,svago? Cena, tv, sonno …. ed ancora sveglia, colazione ecc., ma l’annuncio del Kerigma con la chiamata ad una vita nuova e la risposta personale di ognuno Si, avvenga in me quello che hai detto, donano alla vita stessa una dimensione “lineare” rivolta verso l’Alto, verso il Cielo. Allora tutto riprende senso dalle cose più semplici a quelle più complesse.
  2. Posto che la nostra risposta sia affermativa “Si, avvenga di me quello che hai detto – poiché nulla è impossibile a Dio” la conseguenza naturale è bene esposta nel brano dove Rabbì Joshua ben Levi domanda al profeta Elia: “Quando verrà il Messia? Dove sta?” Elia risponde “tra i lebbrosi!” e Rabbì Joshua ben Levi riprende “E come saprò che è il Messia?”

I lebbrosi per evitare il contagio di altre persone vanno in giro bendati; ma le bende fanno male e quando ritornano al luogo dove vivono, si tolgono le bende.

Tutti tranne uno: Lui si toglie le bende e poi se le rimette di nuovo: quello è il Messia! Ecco questa è, o dovrebbe essere, la nostra situazione. Noi siamo questo lebbroso che torna alla comunità e lì può togliersi le bende per stare meglio (e un po’ di puzza – dei peccati – si può anche sopportare) ed essere curato con l’ascolto della Parola, la Liturgia e la vita comune, ma poi se le rimette subito ed è pronto ad uscire, a ripartire, cioè a rispondere subito alla chiamata del Signore: la missione e la testimonianza della buona notizia, perdere la propria vita per l’altro.

Ritorna però frequentemente la tentazione della vita comoda e il nemico “numero uno” la usa con astuzia per metterci in evidenza che chiaramente, a dir suo, Dio odia l’uomo … (per di più è anche monotono: sempre e solo la stessa accusa!)  E quando cediamo alla tentazione dell’agiatezza, ecco che necessita talvolta uno scuotimento forte per ridestarci dal torpore.

C’è stato anche un terremoto “fisico” …. Ci sono spesso terremoti nei fatti della vita. Riflettevo poi che nel 1997 morì Giorgio Filippucci nostro caro padre spirituale che ha speso la sua vita affinché noi potessimo conoscere il Padre che è nei cieli e quell’anno vi fu un gran terremoto; quest’anno è morta Carmen Hernandez co-fondatrice del cammino neocatecumenale che ha speso la sua vita per l’annuncio del vangelo e c’è stato un gran terremoto… poco meno di 2000 anni fa morì in croce sul Golgota, Gesù e vi fu un gran terremoto……Chiaro è, e lo dico per fugare ogni dubbio che io sia portatore di funeste interpretazioni, che in buona parte d’Italia e del mondo il terremoto non lo hanno nemmeno avvertito, però io si e per me il terremoto è stato comunque “un fatto” e un fatto che parla alla mia vita e mi interroga e mi chiama seriamente a conversione…. Ricordo una delle scosse più forti di fine ottobre: ero solo in ufficio; tardo pomeriggio – ore 19:10, buio della notte, un tempo pessimo con pioggia forte e grandine, vento impetuoso, tuoni fulmini e da ultimo … il terremoto! Il capannone ha cominciato ad ondeggiare ed ho pensato: ecco ci siamo è la Pasqua! Poi … la fuga per le scale (so bene che non è questo il comportamento da tenere in caso di terremoto – è riportato in tutti gli opuscoli informativi – ma in quel momento ha prevalso il pensiero del “si salvi chi può!”) La vita è seria! Molto seria!

Per questi motivi il Natale che arriva è diverso dai precedenti. Mi ha molto colpito quanto scritto da una cara sorella, mamma, giornalista e scrittrice …. Ne riporto di seguito un estratto:

…. A volte i santi te li vedi arrivare così, con una giacchetta nera di taglio maschile, le mani indurite dalla vita all’aria aperta, le guance arrossate dal freddo. Gabriella mi è venuta incontro ad Amatrice senza tanti convenevoli. Cercavo qualcuno che mi parlasse di come si può vivere la spiritualità senza chiese, nella devastazione più totale. Immaginavo una donna emotiva e comunicativa – ero lì per fare delle riprese per la notte di Natale, e si sa che la lacrima si porta molto bene in video. Invece lei fa poche concessioni alle emozioni, ma dice la cosa giusta: Quest’anno Natale avrà il senso che deve avere davvero. Noi non abbiamo più niente, non abbiamo le nostre cose, non abbiamo il calore di una casa, abbiamo perso delle persone. Noi la aspettiamo questa nascita.

Gabriella vive la condizione del credente, quello vero. Quello che ha davanti al cuore e alla coscienza la consapevolezza della sua totale dipendenza da Dio. Scorticato delle sue certezze, inciso nella carne, il credente sa che se Dio c’è o non c’è cambia tutto, tutta la sua storia.  (C.M.)

gesu-bambino

Tra le macerie nasce il Salvatore

Tra le nostre macerie nasce il Salvatore!!

Maràna tha!

Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”

E chi ascolta ripeta: “Vieni!”…

“Sì, verrò presto!”

Amen

Vieni, Signore Gesù.

Buon Natale 2016 – Paolo Moroni

Un pensiero su “NATALE 2016

  1. Complimentissimi Paolo!
    Un ottimo articolo.
    Chiaro, ben documentato ed esauriente.
    La vita di un Cristiano è , e dovrebbe essere, un quotidiano FIAT, nei pensieri, nelle parole e sopratutto nelle opere!

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